22/10/07

il mio ventricolo sinistro messo a nudo

Le storie vanno sempre viste da più lati per averne una percezione oggettiva.

Io ho da raccontare una storia, ma inevitabilmente la dirò dalla mia parte e farò di tutto perché il lettore si schieri con me.

Ma non è questo che intendevo dire, insomma, non è questo il corpus del mio intervento.

Mi è capitato ultimamente di ricevere diverse visioni di una storia, una storia già abbastanza distorta dal principio. Un individuo, che chiameremo X, viene descritto come una specie di mostro insensibile ed egoista. E per quanto la mia memoria vada indietro so che non è così, nonostante io stessa l’abbia pensato in momenti di cieca rabbia. Eppure io so che non è così.

Ma è solo la mia visione. Forse con gli altri si è comportato da mostro insensibile ed egoista e con me no, anche se trovo molto improbabile che sia stata riservato solo a me un atteggiamento positivo.

Ora non voglio mettermi nel mezzo, né darmi arie da grande conoscitrice dell’animo umano, ma per dirla in parole spicciole “si raccoglie ciò che si semina”. Vedete è facile.. se io metto semi di tulipano avrò un prato colorato, se metto semi di papavero so che potrò ricavarne l’oppio (ma potrò anche solo ammirarne la bellezza del fiore), ma se semino carciofi non posso pretendere di stendermi su un morbido pratino all’inglese, dopo!

Ed è così nei rapporti umani.

Quindi, cari lettori, come già detto un numero imprecisato di post fa, “chi semina vento raccoglie tempesta”.

E io la mia considerazione di X non la cambio solo per i giudizi negativi che mi vengono da tutte le direzioni, che hanno l’unico intento di allontanarmi da X ma ottengono come unico risultato l’esatto contrario.

E poi c’è un'altra situazione che mi sta a cuore.

E’ una questione non di sentimenti, né di rapporti; è qualcosa di più impalpabile..

Si parla di EMPATIA.

Sono sempre stata capace di identificami nei sentimenti di chi mi sta a fianco e di percepirne la minima variazione di umore, ma più che una fortuna l’ho sempre considerata una specie di maledizione; perché mi basta un nulla per andare dalla serenità più assoluta alla depressione più nera, e spesso non c’è alcun motivo tangibile ma solo una serie di sensazioni che non riesco a spiegare agli altri ma che hanno inciso sul mio essere fino a modificare il mio agire.

Sono vibrazioni nell’aria, uno sguardo più duro, una parola detta con un mezzo tono diverso dal solito. Io registro tutto e reagisco di conseguenza, anche se spesso non riesco a capire cosa ha provocato il mio cambiamento, nell’immediato.

E io, che provo in ogni modo a pianificare la mia vita, ne rimango spiazzata.

Mi è stato detto che sono esagerata, che mi faccio i film e, in ultima istanza, che ho disturbi comportamentali e che sento il bisogno di identificarmi negli altri perché non sono in grado di costruirmi una mia solida personalità. Ma questo mi tange fino ad un certo punto, perché non mi va di intavolare una discussione con chi non è disposto ad ascoltare le mie sensazioni, e soprattutto nemmeno io saprei spiegare bene come avvenga questa trasmissione di pensieri.

Mi è capitato di pensare alla stesso libro, canzone o cibo con una persona che mi stava a fianco, senza che prime ne avessimo parlato né che avessimo visto qualcosa che ricollegasse all’oggetto in questione. Mi è capitato di avere le stesse idee come in un identico traffico di processi mentali. Mi è capitato di soffrire senza averne motivo per poi scoprire che la persona eletta della mia empatia stava male proprio in quel momento.

Non so se questo possa essere spiegato scientificamente, ma questa sono io, e sono fatta così.

Mi è capitato di prendere in mano “quella foto” e di ricevere una chiamata in qual preciso momento e solo perché chi mi chiamava mi stava pensando.

Ora, tutta questa introduzione per dire che io continua a sentire ciò che prova una persona anche se non è più nella mia vita. Percepisco i suoi stati d’animo e le sue arrabbiature. Io non so più da cosa sono dovute perché non mi sono più interessata a fatti oggettivi della sua vita, ma continuo a sentire qualcosa e adesso sento che sta cercando di comunicarmi qualcosa.

E forse era questo il suo intento.

E direi che è riuscito in pieno.

Le renard se tut et regarda longtemps le petit prince : - S'il te plaît... apprivoise-moi ! dit-il.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ci credi che ho comprato giorni fa il piccolo principe e per poter leggere il pezzo sulla volpe che per motivi passati avevo voglia di leggere ed analizzare?
Mi sono anche resa conto che ho finito ora di scrivere una relazione in cui ho usato la parola "corpus" che non si usa esattamente tutti i giorni.
Non so cosa pensare o meglio dopo un'esperienza devastante di questo senso empatico gradirei quasi non sentirlo nei confronti di alcuna persona:P
Ti racconto un aneddoto simpatico: stasera conoscerò un'amica beccata su internet, visto che non è di roma pensavo che sarebbe stato improbabile incontrarla ed invece s'è trasferita proprio qui, potrò verificare se è davvero come la immagino ed è una sensazione particolare, come vestire una bambola con voce, odore e sorrisi:)
Buona settimana

Anonimo ha detto...

Allora se semini tulipani non avrai un bel niente!!! Ricorda!
Invece che una dozzina di splendidi tulipani blue e neri... sono spuntate cinque fogliacce in qua e in là con delle cose che doveano essere petali di colore giallo, e l'anno successivo... solo qualche misera foglia vedastro...
morale:
NESSUN TULIPANO!
Poveri i miei sogni di possedere fiori incantevoli...